Articolo nel “Il nuovo giornale” settimanale del diocesi Piacenza-Bobbio

Il pellegrinaggio ha cambiato la nostra vita

“Abbiamo portato al monastero di Le Barroux una reliquia di S. Colombano”

“Qui a Bobbio, c’è la tomba, qui c’è la presenza di S. Colombano. Bobbio è il posto in Europa dov’è più intensa e profonda è la sua memoria!” Prorompe dal cuore l’esclamazione a due voci di Roberto e Claudia Mestelan, in occasione del loro passaggio à Bobbio il 10 luglio scorso, tappa del loro ultimo pellegrinaggio “sulla via degli Angeli”. Iniziato in Puglia l’8 maggio, è terminato a Mont Saint Michel in Normandia il 26 settembre, per la festa di S. Michele.

La dedizione della loro vita ai pellegrinaggi è esemplare e contagiosa, nonstante l’impegno di temp, energie fisiche e spirituali che richiede.

“Come è nata questa vostra dedizione ai pellegrinaggi?”

Claudia: dodici anni fa, un libro ha prepotentemente sollecitato in me il desiderio di andare a piedi a Santiago de Compostela. Sentivo che per me era molto importante. Ho chiesto due mesi di ferie. Dalla mia nativa Svizzera sono andata in treno alla frontiera spagnola, e di li … ho iniziato a camminare. La prima volta in vita mia. Ho incontrato Roberto, ex ufficiale di fanteria, in cammino lungo lo stesso percorso per ritrovare il senso della vita dopo la scomparsa della moglie. Ci siamo sposati, abbiamo fatto un primo pellegrinaggio, un secondo, un terzo e cosi via. All’inizio non capivamo. Ora inquadriamo come missione questa nostra attività. Dopo ogni pellegrinaggio scriviamo un libro. Tramite conferenze, sopratutto nelle scuole, rendiamo testimonianza, offriamo aiuto organizzativo a chi voglia intraprendere un proprio pellegrinaggio. Riteniamo importante comunicare ai giovani questo interesse. E cosi che si ritrova quel silenzio interiore che consente di sentire la voce di Dio.

Roberto: andando a piedi si incontrano persone e si parla con loro. L’auto ha tolto questa dimensione. Oggi non si ha più tempo, non si incontra più nessuno, si è chiusi in se stessi. E impressione commune che l’uomo sia diventato cattivo. Al contrario noi incontriamo gente che ci sorride, ci dà da bere e da mangiare, ci offre un ricovero. Nel 2009 l’uomo e ancora buono.

“Avete anche fondato un’associazione per la difesa delle radici cristiane dell’Europa…”

Roberto: è stato dopo il pellegrinaggio del 2004 da Vezelay in Francia a Kiev in Ucraina. A quell’epoca, a Bruxelles, i politici avevano difficoltà a definire la Costituzione Europea e non volevano riconoscerne le radici cristiane. E cosi che abbiamo deciso di andare a piedi, attraversare un gran numero di questi Paesi europei a noi sconosciuti, che sono stati separati da noi dalla Cortina di ferro: Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia, Ucraina.
Abbiamo constatato di persona come dopo cinquant’anni di comunismo ripartisse l’evangelizzazione della Chiesa. In Ucraina, ad esempio, abbiamo visitato seminari con 300 seminaristi. I cristiani sono più forti di qualunque materialismo. Solo che non lo sanno. Ciascuno è troppo isolato, manca l’unità. La vera forza dell’Europa è la fede in Dio. Ci è capitato nella Repubblica Ceca di attraversare un villaggio privo di chiesa. Siamo entrati in un bar per un bicchiere d’acqua e vi abbiamo respirato un atmosfera triste, lugubre, quasi cattiva. Ci sono venute in mente parole del Santo Curato d’Ars: “Basta lasciare un villaggio senza prete der dieci anni che la gente torna ad adorare le bestie.” La religione cristiana ha avuto il grosso merito di aver portato a tutta la popolazione europea un modo di vivere umano, basato su carità, giustizia e cultura. Anche se non tutti i preti sono santi e non tutti i cristiani sono persone meravigliose.

Claudia: nei paesi da noi attraversati c’è, molto più forte che da noi, la consapevolezza dell’importanza delle radici cristiane. E perché hanno molto sofferto.

Roberto: al ritorno da Kiev nel cercare i veri fondatori dell’Europa ci siamo imbattuti in S. Colombano che ha attraversato l’intero continente europeo unificandolo idealmente e spiritualmente sotto il segno del cristianesimo ed è venuto a morire a Bobbio. E d’importanza colossale la sua opera, che ha contribuito a dare all’Europa i fondamenti di un modo di vivere cui attinge ancora oggi. Nel 2007 abbiamo fatto un pellegrinaggio sulle orme di S. Colombano: da Bangor (Irlanda) a Bobbio, per pregare sul suo sepolcro. Siamo stati accolti da mons. Piero Coletto. Abbiamo conosciuto don Mario Poggi cui abbiamo chiesto, per i monaci di Barroux, una reliquia di S. Colombano. Ce l’ha affidata, con nostra grande commozione. Poi abbiamo proseguito per Loreto. Sul percorso, a Groppallo, abbiamo incontrato don Gianrico Fornasari, cui siamo grati per l’aiuto datoci.